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Vermouth
Il vermut fu industrializzato nel 1786 a Torino da Antonio Benedetto Carpano, che adottò il nome riadattato dal termine tedesco "Wermut", utilizzato per indicare l'artemisia maggiore. L'opera di Carpano, sebbene abbia dato forma al vermut come lo conosciamo oggi, si ispira a una tradizione antica. Si racconta che Ippocrate apprezzasse il vino aromatizzato con erbe, spezie e miele, e che una bevanda simile fosse diffusa in Grecia e nell'antica Roma. Nel XVII secolo, in Germania, si preparava un vino infuso con erbe e assenzio, chiamato Wermouth, anche se non veniva commercializzato ma consumato in situazioni non ufficiali. Tuttavia, è solo intorno al 1773, con Villifranchi che menziona questo vino in un testo di oenologia toscana, che si intravede il suo interesse in Italia. La sua industrializzazione ufficiale avviene a Torino grazie a Carpano, e la diffusione maggiore avviene tra il Piemonte e la Francia. Secondo la legge italiana, il termine "vermut" è riservato a un prodotto ottenuto da vino nazionale arricchito con sostanze aromatiche e amare, con una gradazione alcolica non inferiore al 15,5% in volume e un contenuto di zuccheri di almeno 14 grammi per 100 ml. Per i vermut secchi o dry, la gradazione alcolica minima è del 18%, e gli zuccheri non devono superare i 12 grammi per 100 ml. Gli aromi del vermut derivano da una vasta gamma di ingredienti, tra cui foglie o piante di artemisia o assenzio, fiori di camomilla, luppolo, sambuco, zafferano, chiodi di garofano, frutti di anice stellato, finocchio, coriandolo, cardamomo, arancio (cortecce), macis, noce moscata, fava tonka, vaniglia, radici di angelica, calamo aromatico, enula campana, galanga, genziana, imperatoria, ireos, zenzero, zedoaria, scorze di cannella, china e melograno, legno di quassia, e succo di aloe.
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